la Giustiziapunto beige piccolo introduzione

nel libro

punto beige (cornici di) marche tip.

punto beige cornici architettoniche

punto beige riquadri e medaglioni

punto beige testatine ecc.

punto beige piccolo testatine (1), (2)
punto beige piccolo finalini
punto beige piccolo capilettera

punto beige antiporte e front. inc.

l'immagine

attributi

punto beige la bilancia e la spada

punto beige piccolo storia (1), (2), (3)

punto beige la benda (1), (2), (3)

punto beigelibri

punto beigealtro


"persona"

punto beige figura femminile

punto beige bambini

punto beige assente: soli attributi



varie:

mano, occhio
triangoli (1), (2)
simmetria
Hypnerotomachia


bibliografia

ringraziamenti


[a cura di a.l.]

antiporte: G.G. Titius, Observationum ratiocinantium ...:

Lauterbach e l'angelo

antiporta delle Observationes di Titius Di Lauterbach si è detto che è l'unica figura "storica" tra quelle dell'antiporta delle Observationes di Titius: le altre sono -- a seconda dei punti di vista -- allegorie, simboli, fantasmi.

Il gentiluomo in primo piano contempla un frammento delle rovine che giacciono ai suoi piedi. Lo regge davanti a sé nella mano sinistra, mentre la destra si apre in un movimento che sottolinea l'attenzione stupita del suo sguardo. Ha il passato, le rovine, la storia davanti a sé. Volge le spalle a tutte le altre figure e all'orizzonte, alla scena che le comprende.

C'è un acquarello di Klee datato 1920, uno dei suoi angeli che tiene aperte le ali come il nostro Lauterbach le braccia, e come lui volge lo sguardo alla sua sinistra: Angelus novus.

Benjamin acquistò l'acquarello a Monaco nel 1921 e da allora lo tenne sempre con sé, appeso nel suo studio prima a Berlino poi, dopo una separazione imposta dalle circostanze, anche negli anni dell'esilio parigino.

Sono soprattutto le sue letture di quell'immagine che giustificano l'accostamento a quella della nostra antiporta settecentesca.

P. Klee, Angelus novus (1920) Lauterbach, dall'antiporta delle Observationes di Titius (1717)

Nelle Tesi di filosofia della storia (Benjamin 1940), ritrovate tra le carte che Benjamin aveva con sé a Port Bou al momento del suicidio, nel settembre del 1940, ha lasciato le sue ultime parole sull'argomento:

C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove a noi appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma una tempesta soffia dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre davanti a lui il cumulo delle rovine sale verso il cielo. Ciò che noi chiamiamo progresso è questa tempesta.

Il cumulo di rovine ai piedi, lo sguardo al passato davanti a sé, ali/braccia, le spalle rivolte da una parte al futuro e dall'altra alla scena che si apre. Sono corrispondenze legate a un'idea della storia che ha, evidentemente, tratti comuni nelle due immagini.

particolare dell'antiportaPer quel che riguarda il tema del doppio e della ripetizione, conviene risalire a una precedente lettura che Benjamin dà dell'angelo, dove dominano motivi personali.

Agesilaus Santander è il titolo delle due differenti versioni di questo scritto, datate 12 e 13 agosto 1933 (Benjamin, Opere, VI, p. 500-503; importante qui il rinvio a Scholem, W.B., che del titolo dà la prima spiegazione: "suggellato quasi con intenzione ornamentale da una pleonastica i -- un anagramma di Der Angelus Satanas").

Benjamin immagina di aver ricevuto alla nascita questi due nomi da usare nel caso divenisse uno scrittore e le circostanze consigliassero di non rivelare la sua origine ebraica. Ma quei nomi lui non li ha utilizzati, li ha tenuti chiusi in sé, vanificando la lungimiranza dei genitori. Si è comportato, dice,

come fanno gli ebrei col nome aggiunto dei propri figli, che resta segreto. Anzi glielo comunicano soltanto al loro ingresso nella pubertà. Poiché però l'avvento della pubertà può, nella vita, verificarsi più di una volta e forse il nome segreto resta uguale e immutato soltanto nell'uomo pio, a colui che non lo è il mutamento del nome potrà rivelarsi di colpo coll'avvento di una nuova pubertà. Così a me.

La pubertà, spiega Scholem, è identificata da Benjamin col risveglio dell'amore. E a un suo (doppio) amore infelice farà riferimento il seguito dello scritto.

particolare dell'antiporta Nella stanza in cui abitavo a Berlino, quegli, prima di uscir fuori dall'antico nome armato di tutto punto, ha appeso alla parete la propria immagine: Angelo nuovo. La Kabbalah racconta che Dio crea ad ogni istante un numero sterminato di nuovi angeli, ciascuno dei quali è destinato soltanto a cantare per un attimo le sue lodi davanti al suo trono, prima di dissolversi nel nulla. [...] io temo di averlo sottratto per un tempo indebitamente lungo al suo inno.

È per fargli pagare questa interruzione che l'angelo ha inviato dietro alla figura maschile del quadro la sua figura femminile: quella che nella vita di Benjamin appare a sua volta sdoppiata in due donne da lui amate senza esserne corrisposto: Jula Cohn e Asja Lacis (cfr. Scholem, W.B., p. 42 sgg.).

D'altra parte Benjamin, nato sotto il segno di Saturno, sa essere staordinariamente paziente e si comporterà con la donna come l'angelo con lui:

egli stesso, che possiede artigli e ali appuntite, anzi affilate come lame, non accenna a precipitarsi su colui che ha avvistato. Lo tiene d'occhio risolutamente -- a lungo, poi retrocede a scatti ma inesorabilmente. Perché? Per trarselo dietro su quella via verso il futuro da cui è venuto [...]. Egli vuole la felicità: il contrasto in cui l'estasi dell'unicità, della novità, del non ancora vissuto, è unita a quella beatitudine della ripetizione, del recupero, del vissuto. [...] Così come io, non appena ti ho veduta per la prima volta, ho fatto ritorno con te là da dove sono venuto.

Non interessa qui seguire il filo di una vicenda privata, ma raccoglierne le tracce che sembrano rispondere alla lettura finale, pubblica, dell'Angelus novus come angelo della storia -- e alle figure dell'antiporta settecentesca.

particolare dell'antiporta C'è, in comune tra i due scritti del '33 e del '40, quel procedere all'indietro verso il futuro con lo sguardo fisso sul passato. Quel tornare da dove si è venuti che nelle Tesi va dal Paradiso originario, l'Eden, da cui soffia la bufera che sospinge l'angelo nel futuro, al tempo finale messianico. E lo sdoppiamento in una figura maschile (quadro di Klee) e una femminile (Jula Cohn/Asja Lacis) corrisponde, nelle Tesi, a quella tra l'angelo della storia, che vorrebbe ma non può destare i morti e riconnettere i frantumi, e il messia.

Nell'antiporta delle Observationes di Titius, attraverso la comune apertura delle braccia e la disposizione su uno stesso asse centrale, verticale, si stabilisce una corrispondenza tra la Giustizia in trono e Lauterbach, in primo piano, che le volge le spalle.

I giuristi-gemelli ai lati del trono riproducono e evidenziano questo sdoppiamento sul piano orizzontale della giustizia pratica: quello dei giuristi, appunto, e della giurisprudenza. Accostando alla maschera della Giustizia la ripetizione della figura umana con quell'effetto di bellezza inquietante e minacciosa che nella sua Tigre Blake ha chiamato fearful symmetry.

I due principali attributi del Dio giusto e misericordioso, rappresentato qui dall'occhio tra le nubi, sembrano essere stati nettamente separati tra la figura femminile (Giustizia) e maschile (Lauterbach): Did he who made the Lamb make thee?

E come negli scritti di Benjamin è un gioco di sguardi che lega le figure dell'immagine all'osservatore, catturato da quello della Giustizia e sovrastato da quello divino a cui, attraverso il giovane mediatore sulla sinistra, la Giustizia stessa attinge il suo potere.